Le persone che approdano alla terapia spesso hanno uno scomodo compagno di viaggio, il senso di colpa.

Parlo di un’emozione che accompagna in modo costante la persona pur in assenza di azioni che potrebbero davvero generare colpa.

E’ come un’ombra che segue il loro essere, il loro agire  e sentire. Non un’ombra silenziosa, tutt’altro. Il senso di colpa parla, parla ad alta voce, e dice:
è colpa tua,
avresti dovuto fare..
avresti dovuto dire..
hai sbagliato…
sei sbagliato…
hai causato una sofferenza..
un danno..
per colpa tua…

E’ l’espressione del nostro giudice, dice che non siamo adeguati, che dobbiamo rispondere ad un modello, a costrutti che non sempre ci appartengono ma sono ben radicati in noi. Il senso di colpa è un’erba infestante, difficile da estirpare, che soffoca la libertà di essere.

Spesso legato ad un alto senso del dovere, che impedisce di dire di no all’altro e porta ad un sovraccarico ed è inevitabilmente legato ad una punizione.
E non di rado c’è una visione “tragica” dell’esistenza, per cui alla colpa segue il castigo.

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