Il ragazzo guardava fuori dalla finestra.
Erano passate una dozzina di macchine da quando era lì. E ogni volta che ne passava un’altra tornava a stupirsi della capacità di movimento delle persone in giornate come quelle.
Le parole della donna seduta sul divano lo destarono, come da un sonno profondo.
-Perché mi fai questo?-
Non risponde subito, più per il fatto di non aver sentito la domanda, che per la sua difficoltà.
-Cosa? –
-Ho detto Perché mi fai questo? Questa specie di minacce, di … non so cosa.
I nostri dialoghi stanno diventando unilaterali. Vorrei poter parlare di più con te vorrei che tu mi parlassi di più di te. Non so come ti senti, non so niente, se non ogni tanto qualche frase ambigua e poco rassicurante. Lo sai quanto è importante per me tutto questo, quanto tengo a te, come persona oltre che come figlio. Mi tocca prendere quelle poche nozioni strettamente personali che mi arrivano come oro colato-
Il sole era insopportabile. anche gli oggetti sembravano sudare, ma la donna era tranquilla. Aveva parlato senza contrarsi troppo, era abituata a parlare.
Il ragazzo finalmente diede segno di essere in quella stanza, muovendo leggermente la testa verso sinistra.
-Nessuna minaccia, solo qualche volontà-
-Volontà? Quindi la volontà di fuggire, di abbandonare il posto in cui sei nato, di lasciare i tuoi genitori. È questa la tua volontà?
-No, la mia volontà non è quella Vorrei viaggiare sì, cambiare aria, ma è un’altra cosa. Siamo troppo distanti a livello spirituale per capirci-
Quest’ultima frase, forse espressa con ironia, sorti sul volto della donna un sogghigno strano. Ma te mi disprezzi davvero in questo modo? Guarda che io ho letto un sacco di libri, sono sempre stata una persona dalla mentalità molto aperta e quando ero giovane ogni tanto mi sorgevano dei dubbi a livello filosofico-
Ora era il suo turno di sorridere -Indubbiamente- Fuori stava passando un gruppetto di giovincelli urliccianti così genuini.
-Non ti ho mai disprezzato, se non a livello puramente infantile, del tipo quando mi toccava portarti dietro in posti in cui avrei preferito essere solo. Ma in ogni caso ti ritengo una persona molto intelligente e una buona madre, seppur tediante e rompi coglioni, ogni tanto s’intende, e probabilmente, se a volte non ci fosse stato l’intoppo di questa faccenda madre figlio, saremmo potuti essere buoni amici. Molte volte portarti in giro è quasi motivo di vanto-
La faccia di lei tende al divertito.
-Come sei stupido. Come mai sei stupido così? –
Ci fu una pausa di alcuni secondi in cui su tutti gli immobili della stanza sembrava si fossero adagiate le loro parole.
-Cos’è che cosa ti turba allora? Perché sei sempre così pensieroso?-
-Non cercare di psicanalizzarmi, per l’amor del cielo. Non ci provare-
-Ma cosa dici? Non lo farei mai. È una domanda legittima in rapporti di famiglia-
– Beh, è tutta questa libertà intellettuale che mi uccide. Il poter pensare tanto con la mia testa è insopportabile. Mi avete tirato su in maniera sbagliata. Un pochino più di educazione fascista non mi avrebbe fatto male-
-Ti voglio bene-
-Anch’io cara, questa cosa prescinde da ogni mia azione-
Il sole era calato di intensità. Si era alzata una leggera brezza fresca che sapeva di primavera.
Adesso le bici avevano il pieno controllo della strada. Non fece a meno di notare il ragazzo.
Adesso si stava bene.
Cecina LI
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